Un’analisi di materialità robusta si fonda anzitutto sul coinvolgimento diretto dei portatori di interesse dell’organizzazione. Parliamo di stakeholder interni ed esterni: quindi – ad esempio – dipendenti e management, azionisti e investitori, fornitori, banche, clienti, comunità locale ed enti del terzo settore, media. Il risultato del loro coinvolgimento è una visione chiara, informata e bilanciata dei temi prioritari su cui si deve concentrare l’azienda nel proprio percorso di sostenibilità.

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In una ‘materialità classica’ il focus è sull’impatto (cd. “impact materiality”). In questa prospettiva, una questione di sostenibilità è rilevante se dà luogo ad impatti significativi sull’ambiente, sulle persone e sulla società. Si tratta di una prospettiva “inside-out” perché guarda, appunto, dal dentro al fuori ovvero considera quali sono gli effetti del business sull’esterno. Può essere rappresentata in vari modi anche se generalmente viene utilizzata una matrice a due assi (‘matrice di materialità’).

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La Direttiva CSRD e i nuovi standard ESRS rendono centrale il concetto di “doppia materialità”. In una materialità doppia, alla prospettiva inside-out (impact materiality) si somma l’altra faccia della medaglia ovvero la prospettiva outside-in (cd. “financial materiality”). In quest'ultima prospettiva una questione di sostenibilità è rilevante se provoca o potrebbe provocare effetti finanziari significativi sull’organizzazione. Più in generale è rilevante se crea o può creare valore, se distrugge o può distruggere valore d’impresa. È l’insieme di queste due prospettive combinate (inside-out e outside-in) a determinare, nel quadro CSRD, la materialità o meno di un tema.

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Va detto, infine, che l’approccio dei nuovi standard ESRS prevede che, se un tema risulta essere materiale secondo questa doppia prospettiva, dovrà non solo essere indirizzato con azioni chiare nella strategia di sostenibilità dell’impresa ma dovrà anche essere obbligatoriamente rendicontato nell’informativa (Report) di sostenibilità.